Fondo Atlante: le funzioni del fondo che ha un ruolo chiave per il sistema italiano.

Il fondo Atlante è un fondo d’investimento che serve a facilitare la gestione delle sofferenze e a sostenere le banche italiane nelle operazioni di ricapitalizzazione. Deve assicurare la buona riuscita degli aumenti di capitale cosi come richiesto dall’autorità di vigilanza per le banche che si trovano in difficoltà e, come detto, risolvere il problema dei crediti in sofferenza. Durante la presentazione del fondo, i gestori hanno puntualizzato che la gestione degli istituti coinvolti in queste operazioni rimarrà invariata. Il Fondo Atlante utilizzerà il 70% della sua dotazione per gli aumenti di capitale e il 30% per le sofferenze. A livello finanziario, il fondo ha come obiettivo un rendimento di circa il 6% all’anno, con un orizzonte temporale di medio- lungo termine e comunque, con una durata di 5 anni, termine prorogabile fino ad 8.

 
 
 

Ma quali banche e assicurazioni partecipano?

 
 
  • Unicredit (845 milioni)
 
  • IntesaSanpaolo (845 milioni);
 
  • Cassa Depositi e Prestiti (500 milioni);
 
  • Poste Vita (260 milioni);
 
  • UBI Banca (200 milioni);
 
  • Compagnia SanPaolo (100 milioni);
 
  • Fondazione Cariplo (100 milioni);
 
  • Banca Popolare di Milano (100 milioni);
 
  • Banca Popolare dell’Emilia Romagna (100 milioni)
 
  • UnipolSai (100 milioni);
 
  • Credito Valtellinese (60 milioni);
 
  • Fondazione CR Torino (50 milioni);
 
  • Banca Mediolanum (50 milioni);
 
  • MPS (50 milioni);
 
  • Banca Popolare di Sondrio (50 milioni);
 
  • Banco Popolare (50 milioni);
 
  • Allianz (50 milioni);
 
  • Credit Ras Vita (50 milioni);
 
 
Fondo Atlante Banche
 
 

Gestione delle sofferenze e ricapitalizzazione quindi, in primis delle sofferenti Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La prima operazione del fondo infatti è stata quella di intervenire in popolare di Vicenza, entrando tramite Quaestio Capital management con 1,5 miliardi e detenendo così il 99,33% del capitale sociale della banca. Oltre a Pop Vicenza all’orizzonte ci sono anche operazioni minori come la ricapitalizzazione della cassa di risparmio di Rimini e la cassa di risparmio di Cesena.

 
 
 

Le reazioni al fondo

 

Su Atlante, varie sono state le opinioni delle varie istituzioni internazionali: Moody’s ad esempio ha messo in guardia Intesa e Unicredit sull’investimento da quasi 1 miliardo ciascuna. Nel caso infatti di risoluzione delle banche dove il fondo sta investendo, le conseguenze sarebbero negative. In particolare Unicredit scenderebbe ad un Cet 1 sotto il 10%. Positiva invece la reazione dell’FMI alla nascita del fondo. Secondo l’istituto guidato da Christine Lagarde il problema delle banche italiane è decisamente rilevante e il fondo può essere fattore stabilizzante. Una mezza bocciatura invece dal Financial Times che ha definito insufficiente il fondo. Inoltre secondo il FT, Atlante ripartirebbe in maniera illogica i capitali, prendendo dalle grandi banche ed erogandolo a quelle piccole ed inefficienti. Cosi secondo il quotidiano inglese c’è il rischio di indebolire tutto il sistema bancario italiano.

 

Le parole del presidente Penati sul vero ruolo di Atlante

 

A margine del festival dell’economia di Trento, il presidente Penati ha negato che il fondo Atlante sia stato avviato solo per mettere in sicurezza gli aumenti di capitale delle due banche venete. L’obiettivo sembra essere quello della creazione, entro luglio, di un mercato italiano dei crediti difficili (npl), un operazione da almeno due miliardi. Secondo Penati quindi l’obiettivo è quello di creare un mercato che non esiste, più che salvare le sorti del sistema. Questo fino a un mese fa. La situazione è diventata critica con l’affaire MPS.

 

Il problema Monte Paschi

 

Ieri la banca senese ha segnato un nuovo minimo storico e ha chiuso in borsa con un meno 14%, mai così in basso. La banca adesso vale meno di 1 miliardo di euro segnando un -69% da inizio anno. Adesso deve fare fronte anche allo smaltimento dei crediti in sofferenza. È la BCE che impone una cura pesantissima con una riduzione delle sofferenze nette di 10 miliardi entro la fine del 2018. Un intervento che rende “quasi obbligato” il ricorso al fondo Atlante. Se Atlante decidesse di intervenire potrebbe farlo solo con nuove risorse da destinare appunto allo smaltimento di una parte delle sofferenze di Mps, risorse che per ora non ci sono, anche per la riluttanza dei soci di Atlante ad impegnarsi in maniera così consistente. Le ipotesi comunque sono due, intervenire a sostegno dell’aumento di capitale o intervenire per alleviare le sofferenze dell’istituto. Il tempo per risolvere i problemi di Mps è poco, entro quattro giorni la banca dovrà fornire le proprie argomentazioni alla Bce. Nuove sfide dunque all’orizzonte per il sistema italiano, dove siamo sicuri un ruolo chiave sarà giocato proprio dal fondo Atlante, senza andare contro il sistema delle regole vigenti in Europa, dopo che anche il portavoce dell’antitrust europeo, Riccardo Cardoso, ha sottolineato come ci sia “un certo numero di soluzioni che possono essere seguite e che sarebbero pienamente in linea con le regole dell’Ue per affrontare carenze di liquidità o di capitale nelle banche, senza effetti avversi per gli investitori retail”.