Brexit: una doccia gelata per l’Unione. Scenari e prospettive per il sogno europeo

Oggi è una giornata storica; per la prima volta un paese dell’Unione europea fa marcia indietro e rinuncia a far parte del grande sogno di un’Europa unita immaginato decenni fa dopo la seconda guerra mondiale. Una doccia gelata per questa Europa, che ci risveglia dal torpore che da più di un decennio ostacola il cammino dell’integrazione.

 

Perché l’establishment chiedeva il remain?

 

Farage e Johnson, i 2 leader del “leave” l’hanno vinta. Molti non se lo aspettavano, probabilmente anche lo stesso Cameron, da poco dimessosi, non credeva che prevalessero le ragioni dell’uscita. Hanno votato per restare nell’Unione la Scozia l’Irlanda del nord e Londra, contrari il Galles e tutte le città operaie. I giovani hanno votato in massa per restare in Europa, gli anziani per tornare ad una indipendenza illusoria. Molteplici sono stati gli appelli al “remain”, per restare nella casa comune, da parte di istituzioni finanziarie come FMI o BCE. Ma perché? Come mai l’establishment e i mercati vedono in maniera così negativa la Brexit? Quali gli effetti di questa decisione degli inglesi?

 

Gli effetti economico – finanziari

 

In termini di effetti sul resto del continente, Il risultato diretto sarà probabilmente un euro più debole che si potrebbe tradurre in un maggiore sostegno per gli esportatori. Scendendo sul piano dell’economia e del rapporto tra Uk ed Europa, notiamo la dipendenza per quanto riguarda le importazioni, della Gran Bretagna. Quantificando l’entità del rapporto commerciale della Gran Bretagna con i suoi partner commerciali, notiamo che la Germania è il più importante partner commerciale del Regno Unito in Europa, con un commercio totale di $ 155 miliardi nel 2014, secondo solo agli Stati Uniti. Da inizio anno, il 21 per cento delle auto vendute in Europa è andato a conducenti del Regno Unito, rendendo il paese la prima destinazione delle esportazioni in volume per l’industria automobilistica tedesca dal 2001. Grossi problemi quindi per l’export tedesco ed europeo in generale. Consideriamo poi che 1/3 del Pil inglese si forma in 1 km quadrato di Londra e precisamente nella City. L’Inghilterra è sede di grandi gruppi finanziari e assicurativi che prestano i loro servizi in tutta Europa. Da oggi in poi questi istituti, adesso extracomunitari al pari di istituti americani, dovranno richiedere autorizzazione agli organismi europei, con conseguente difficoltà per quanto riguarda la raccolta e la movimentazione di flussi finanziari. Altro punto dolente sarà il congelamento degli investimenti verso la Gran Bretagna, almeno fino a che non sarà chiaro il nuovo quadro normativo. Londra probabilmente perderà il suo ruolo di capitale finanziaria in favore di Francoforte. È prevedibile a questo punto un forte deprezzamento della Sterlina e una instabilità dei mercati a livello mondiale (effetto che si sta già concretizzando).

 

Gli effetti politici

 

Già domani è previsto un incontro tra i paesi fondatori cosi come chiesto dal primo ministro del Belgio. Il consiglio europeo si riunirà il 28 giugno: La GB potrebbe formalizzare la richiesta di recesso. Secondo l’art 50 del trattato di Lisbona, l’uscita non sarà immediata, serviranno 2 anni di negoziati. L’accordo finale tra GB e Ue dovrà essere approvato dal Parlamento Britannico, da quello europeo e dal consiglio europeo a maggioranza qualificata. Se non ci sarà un accordo dopo 2 anni il recesso sarà comunque in vigore. Chiusa questa fase la Gran Bretagna dovrà rinegoziare con il resto del mondo gli accordi commerciali che ha come membro della UE. I britannici perderanno la libertà di movimento, di lavoro e il diritto all’assistenza pubblica gratuita nei paesi UE. Secondo il ministro Padoan ci saranno effetti limitati su l’economia europea ma, si intravede già un effetto emulazione di altri paesi europei come Ungheria, Austria, Olanda o Francia. La forte critica all’Europa cresce giorno dopo giorno ed è il caso di porre un argine a questa deriva con politiche tese all’integrazione e al rispetto delle esigenze degli stati membri. Bisognerebbe ridare vigore al progetto europeo ponendo degli obiettivi e rendendo chiara ai cittadini la visione di quello che sarà l’Europa del domani. Diversamente il sogno europeo è destinato a naufragare e con esso tutto l’enorme potenziale economico del vecchio continente sullo scenario globale.